La Commissione europea ha finalmente pubblicato la proposta che aspettavamo da tempo per porre fine alla deforestazione imputabile all’UE, dopo anni di pressione da parte del Gruppo Greens/EFA e di diverse ONG. Gli eurodeputati Greens/EFA Rosa d’Amato (IT), Marie Toussaint (FR), Heidi Hautala (FIN), Tilly Metz (LUX), Ville Niinisto (FIN), Anna Deparnay-Grunenberg (DE-FR), Grace O’Sullivan (IR) and Anna Cavazzini (DE) affermano che si tratta di un importante passo avanti, ma c’è ancora tanta strada da fare se vogliamo davvero che questa proposta metta fine una volta per tutte alla complicità dell’UE nella distruzione globale delle risorse naturali e nella violazione dei diritti umani.
La Commissione ha finalmente pubblicato la proposta per ridurre il contributo dell’UE alla deforestazione globale e alla distruzione delle foreste. I cittadini europei devono essere sicuri che nessuno dei prodotti che mettono nel loro carrello li renda complici della distruzione di foreste naturali. Le nuove misure sono estremamente necessarie. L’UE è responsabile del 16% della deforestazione tropicale legata ai prodotti di base commerciati a livello internazionale come la carne, l’olio di palma o la soia.
Con questa nuova legge l’Unione Europea obbligherà le imprese a controllare, attraverso un processo chiamato “due diligence obbligatoria”, che tutto ciò che vendono in Europa non provenga da terreni dove le foreste sono state degradate o abbattute interamente per fare spazio alla produzione agricola.
Purtroppo però la proposta finale della Commissione ha alcune importanti lacune che, se trasformate in legge, ne minerebbero gravemente l’efficacia.
Lacune nella legge sulla deforestazione: alcuni prodotti ed ecosistemi importanti potrebbero essere esclusi
La Commissione europea vuole limitare la legge a sei prodotti di base che possono rappresentare un grave rischio per le foreste: carne di manzo, olio di palma, soia, caffè, cacao e legno. Ma gli scienziati hanno avvertito che l’UE non dovrebbe escludere “prematuramente” alcuni prodotti dalla legislazione. Anche la produzione di gomma e mais, per esempio, è nota per il suo impatto in termini di deforestazione.
La Commissione vuole che la nuova legge protegga le foreste ma non altri ecosistemi preziosi come le savane, le zone umide e le torbiere, sostenendo che questi possano essere aggiunti in un momento successivo.
Se queste scappatoie non vengono chiuse, c’è il rischio che la nuova legge abbia conseguenze negative. Le aziende potrebbero iniziare a disboscare le foreste per la gomma invece che per il cacao, o spostare l’azione distruttiva dalle foreste ad altri ecosistemi ricchi di natura come le zone umide del Pantanal o la savana del Cerrado.
Un lasciapassare per le violazioni dei diritti umani e per le banche che traggono profitto dalla distruzione della foresta pluviale
Secondo la proposta della Commissione Europea sulla deforestazione le aziende non sono obbligate a controllare se le materie prime che utilizzano siano legate a violazioni dei diritti umani. Questo è un fallimento indifendibile nella difesa dei diritti umani. La conversione delle foreste pluviali e di altri preziosi ecosistemi in terreni agricoli è spesso legata all’accaparramento della terra, alla violenza e a violazioni dei diritti umani, in particolare per i popoli indigeni. L’UE non deve essere complice degli abusi dei diritti umani così come non deve essere complice della deforestazione tropicale.
La proposta chiude anche un occhio sulle organizzazioni finanziarie che sostengono le imprese coinvolte nella distruzione della natura con investimenti, prestiti o altri servizi. Tra il 2016 e il 2020, banche e gestori patrimoniali con sede in UE hanno generato 401 milioni di euro di entrate su accordi con aziende accusate di distruggere le foreste tropicali.
Mancanza di controlli adeguati sulle materie prime provenienti da alcuni paesi
La Commissione europea vuole abbassare i requisiti per le aziende che acquistano prodotti e materie prime dai cosiddetti “paesi a basso rischio”. Questo potrebbe creare una scappatoia che permetterebbe agli operatori di riciclare le materie prime prodotte in “paesi ad alto rischio” commercializzandole attraverso “paesi a basso rischio”.
Ovviamente qualsiasi legge è buona solo quanto la sua applicazione. Se l’UE adotta una “tigre di carta”, ovvero una legge che sembra ambiziosa e forte ma è inefficace nella pratica, continuerà a guidare la distruzione di fragili ecosistemi in tutto il mondo.
Proposta della Commissione europea per fermare la deforestazione guidata dall’UE: sono necessari importanti miglioramenti
Ci aspetta un importante compito. Al termine della procedura legislativa, dobbiamo approvare una legge che faccia due cose fondamentali: in primo luogo, la legge deve obbligare le aziende a dimostrare che le loro catene di approvvigionamento non hanno nessun impatto in termini di distruzione della natura e di abusi dei diritti umani. In secondo luogo, la normativa deve obbligare le banche che operano in UE a dimostrare che i loro investimenti non contribuiscono a questi fenomeni.
Se non chiediamo conto alle aziende che traggono profitto da queste pratiche, il recente impegno dell’UE di spendere un miliardo di euro per proteggere le foreste pluviali del mondo diventerebbe completamente inutile, come buttare soldi al vento. L’UE non sarebbe inoltre in grado di onorare la sua promessa alla COP26 di fare la sua parte per “fermare e invertire la perdita di foreste e il degrado del territorio entro il 2030”.
L’UE dovrebbe essere un leader globale nella lotta per proteggere le nostre foreste. Non possiamo dare un lasciapassare alle aziende responsabili della distruzione dei nostri preziosi ecosistemi e di gravi violazioni dei diritti umani. I consumatori europei devono essere sicuri che la loro spesa non finanzi accidentalmente la distruzione delle foreste pluviali. La proposta della Commissione europea contiene alcuni suggerimenti molto buoni, ma manca di ambizione. Dobbiamo assicurarci che la nostra nuova legge sulla deforestazione sia ambiziosa e venga applicata correttamente.
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