Proposta della Commissione, una toppa peggiore del buco
#FAKENEWS
La Commissione europea ha oggi presentato le proprie proposte sul come contrastare la disinformazione, le famigerate “fake news”. In particolare, ha scelto un rimedio che rischia di diventare addirittura più pericoloso del ‘male’ da ‘curare’. La tipica toppa che è peggio del buco. Adesso, gli ecologisti europei difendono la propria posizione, secondo la quale l’antidoto più efficace consisterebbe invece nella garanzia di un giornalismo indipendente e pluralista. Hanno quindi scelto di pubblicare in parallelo uno studio sui modelli alternativi di finanziamento del giornalismo d’investigazione (QUI LO STUDIO).
Che la Commissione europea riconosca l’urgenza di contrastare la disinformazione è cosa buona. Che essa ne approfitti per implementare la propria agenda politica è invece molto, molto criticabile. Per l’ennesima volta, la Commissione tenta di imporre l’idea di un legame tra le “fake news” e la tassa sui link Internet (vedi sotto). Questo legame è fittizio, e potrebbe rivelarsi addirittura completamente controproducente.
Tassare la diffusione di articoli provenienti da pubblicazioni verificate rischia di limitare drasticamente lo scambio di informazioni accertate e di qualità. Ora, il giornalismo investigativo indipendente ha bisogno di spazi di diffusione per poter prosperare. Come dimostrato dallo studio che abbiamo commissionato, l’antidoto migliore alla falsa informazione è un’informazione esatta e verificata.
Giudichiamo dunque prioritario che l’UE lavori per difendere la libertà di stampa e la protezione dei giornalisti. Noi dei Greens riteniamo auspicabile la creazione non solo di un Premio da parte del Parlamento europeo che ricompensi i migliori giornalisti investigativi, ma anche la creazione di un fondo permanente a sostegno del giornalismo d’investigazione in seno al prossimo quadro finanziario pluriennale. Chiediamo anche che vi sia sostegno maggiore allo strumento di monitoraggio del pluralismo dei media del Centro per il pluralismo e la libertà dei mezzi di comunicazione dell’Istituto universitario europeo.
Dobbiamo incoraggiare le reti transnazionali di giornalisti a continuare ad agire come vedette delle nostre democrazie, senza cadere nella trappola delle regolamentazioni che limiterebbero i giornalisti nel loro lavoro, che limiterebbero l’accesso all’informazione, e che metterebbero a repentaglio le nostre libertà.
1. Lo studio dei Verdi/ALE
Questo studio, redatto dai ricercatori dell’Università di Amburgo, valuta i differenti modelli di finanziamento a disposizione dei giornalisti investigativi, e propone delle possibili soluzioni politiche. Ne è disponibile un riassunto sul sito Verdi/ALE, e lo studio completo è disponibile qui.
2. La tassa sui link Internet
La proposizione della Commissione europea sulla lotta contro le notizie false include l’instaurazione di diritti connessi per gli editori della stampa, ovvero la famosa “link tax”. Quest’ultima è attualmente dibattuta dal Parlamento europeo e al Consiglio nella riforma dei diritti d’autore. In una lettera aperta pubblicata mercoledì scorso, 169 universitari (provenienti soprattutto da studi giornalistici) hanno dichiarato che il piano della Commissione “giocherà a favore dei fautori delle notizie false”, perché “restringerà maggiormente la circolazione delle notizie di qualità”, e quindi “non garantirà la disponibilità d’informazioni attendibili fronte all’egemonia delle notizie false”. (QUI LA LETTERA). Questa proposta di tassazione non era inclusa nelle raccomandazione del gruppo di esperti di alto livello sulle fake news, il quale ha consigliato la Commissione europea. La “norma di presunzione”, una proposta alternativa sostenuta dal gruppo Verdi/ALE, aiuterebbe gli editori a far valere i propri diritti senza sabotare la diffusione di notizie imprescindibili.